Storia del Castello di Bardi: dieci secoli di Fortezza
La storia del castello di Bardi attraversa oltre mille anni di storia.
Edificato sulla cima di uno sperone roccioso di diaspro rosso, domina la confluenza del torrente Noveglia con il Ceno.
Il primo documento ufficiale, datato 898, è l’atto di acquisto da parte di Everardo, vescovo di Piacenza. In tale documento si cita la trasformazione in luogo di ritiro e rifugio contro le possibili invasioni degli Ungari.
Nel 1257 Ubertino (Albertino) Landi acquista dal Comune Piacentino le Valli del Taro e del Ceno e si impossessa della struttura.
Da questo momento la famiglia, originaria di Bobbio (Piacenza), trasformerà, nell’arco di quattro secoli, l’antica fortezza in lussuosa residenza principesca.
Grazie a un’astuta diplomazia e a un’attenta politica di matrimoni i Landi ottengono l’autonomia dalla giurisdizione comunale piacentina.
La signoria di Milano rappresentata dai Visconti e dagli Sforza, riconosce loro ampia autonomia di governo.
Inoltre, a seguito della posizione ghibellina della dinastia, nel 1551 l’imperatore Carlo V nomina Agostino Landi principe di Borgotaro, Marchese di Bardi, Conte e Barone di Compiano, a capo di ciò che passerà alla storia come “Stato o Principato Landi”.
Con il medesimo decreto conferisce alla casata piacentina l’importante privilegio di battere moneta, con propria zecca, pratica che sarà portata avanti da Federico.
L’assenza di eredi maschi porterà Maria Polissena a essere l’ultima discendente del casato.
A seguito del suo matrimonio con Gian Andrea Doria il castello viene venduto, nel 1862, dal figlio a Ranuccio II Farnese.
Il duca di Parma e Piacenza rovescia le insegne dei Landi e sostituisce il proprio stemma.
Però né lui, né i successori apportano alcuna modifica sostanziale alla struttura castellana.
Da questo momento in poi quello che era stato un florido stato di montagna diviene sempre più periferico.
Estintasi la famiglia Farnese nel 1731, Bardi e il suo castello seguono le sorti del Ducato.
Passerà ai Barbone, ai Francesi, nuovamente ai Borbone, fino all’annessione al Piemonte.
Con l’unità d’Italia la fortezza diventa carcere militare fino al 1868.
Quindi viene ceduta all’amministrazione comunale che la trasforma in sede di uffici pubblici fino agli anni ’80.
Negli ultimi decenni, interventi volti al restauro ed alla valorizzazione del bene, lo hanno riportato ad antico splendore aprendolo fortunatamente al pubblico.