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Museo archeologico

Museo archeologico

 

Il percorso di visita al Castello di Bardi include il museo archeologico, con reperti risalenti all’età del bronzo (1600-1200 a.C.).
Il museo è promosso dal Centro Studi della Valle del Ceno Cardinale Antonio Samorè.
Da sottolineare però la sinergia con il Comune di Bardi ed il sostegno di Fondazione Cariparma.

La Valle del Ceno possiede una ricca documentazione archeologica sul popolamento pre-protostorico. Tale scoperta negli ultimi trent’anni è stata oggetto di volumi, articoli scientifici e tesi di laurea.
La preziosa raccolta si concentra sulle testimonianze principali dell’era preistorica presenti nel territorio. Lo sfruttamento del diaspro proveniente dal Monte Lama e l’indagine sul sito arroccato del Groppo Predellara a Varsi sono due di queste testimonianze.

Tali temi rivestono una grande importanza per l’Appennino Parmense e Piacentino.
Grazie alle risorse naturali che il territorio ha offerto, si sono insediate qui, nel corso dei secoli, comunità umane con sviluppo economico e insediativo di notevole riguardo.

La scoperta di depositi preistorici sul Monte di Lama si deve alle ricerche di un appassionato studioso genovese, Osvaldo Baffico (Savona, 1944 – Isola del Cantone, Genova, 1979).
Lo studioso, li individuò sul finire degli anni sessanta, in seguito a simili scoperte in zone del retroterra ligure montano.
Alcuni scavi condotti dall’Università di Pisa inoltre, hanno accertato la presenza dell’uomo di Neanderthal.
Ad esso si sovrappongono imponenti testimonianze della prima cultura archeologica dell’uomo moderno, l’Aurignaziano.
Il progetto, curato dall’Architetto Angelo Ghiretti, è frutto di ben dodici campagne di scavo archeologico nel territorio di Bardi, sotto la guida della Soprintendenza Archeologica.
Il materiale è attualmente conservato presso il Museo Archeologico di Chiavari (GE).
Le sale dedicate a questo interessante percorso storico si affacciano direttamente sulla Piazza d’arme; all’interno di esse alcune teche presentano il materiale di scavo, unitamente a pannelli didattici e informativi e a una postazione-video.

Attualmente le sale ospitano opere dell’artista e collezionista Vittorio Ferrarini, ispirate alle antiche incisioni rupestri.